La Chiesa dei Cappuccini, posta a ridosso dell'argine desrto del fiume Po, a est del centro abitato, è quanto rimane del Convento omonimo fondato nel 1650 e abbandonato dai monaci allorché arrivarono a Sermide le truppe francesi che vi si installarono (anno 1779) provocandone un degrado che condusse presto alla distruzione del convento e del chiostro ubicati dietro l'attuale chiesa superstite.

chiesa_dei_cappuccini

Il tempio è una costruzione semplice, con tetto a capriate di legno a due spioventi e una sua dignità architettonica. Il portale d'ingresso è sovrastato da una lunetta affrescata raffigurante S. Giuseppe con il Bambino Gesù. Più in altro si apre un rosone che si inserisce armoniosamente nella facciate, peraltro rimaneggiata a più riprese.

L'interno è spoglio – anche perché spogliato nel corso del tempo – e umile, con lapidi funerarie superstiti e due nicchie per statue di Santi. È da segnalare il Tabernacolo di epoca rococò, esemplare di indubbio pregio e la pala dell'altar maggiore con la Sacra Famiglia.

In virtù delle numerose lapidi esistenti – di cui alcune rese lisce dal tempo – la Chiesa dei Cappuccini è anche una sorta di piccolo famedio delle nobili o illustri famiglie sermidesi: ricorderemo i Manetti, i Boldrini (presenti con tre lapidi), i Gorni con due lapidi, i Freddi, i Marchesini, i Gorzoni, i Menghini (Luciano, presidente del Tribunale di Mantova e poi di Brescia e marito di Adele Bonoris della famiglia che possedette il Fenil dei Frati). Sulle lapidi sono talora incisi anche gli stemmi gentilizi: dei Gorni, dei Freddi ecc.

Nella cappelletta ubicata a metà navata sulla parete ovest è conservato un affresco quattrocentesco raffigurante una Madonna con Bambino sormontato da due angioletti che i Sermidesi venerano con il titolo di Madonna delle Grazie.

Le vicissitudini dell'affresco non sono molto chiare. In un suo studio, e sulla scorta di G. Mantovani (vedi 1887,175) Loris Boldrini (1991) lo identifica con quello della Madonna della Loza che doveva esistere fin dal '400 nella loza [loggia] aperta per loco publico, detta anche loza della rasone, all'interno del Castello (vedi il Cap. II).

Integrando le diverse e talora oscure notizie possiamo condensarle nei termini seguenti: La Madonna della Loza e la Madonna delle Grazie sono due diversi titoli assegnati alla stessa immagine; dalla loggia del Castello l'affresco deve essere stato "staccato" – difficile dire con quali tecniche – e trasferirlo nel 1787 all'interno della Chiesa Parrocchiale e successivamente all'interno dei Cappuccini dove è stata recuperata e restaurata qualche decennio fa.